Com’è che si dice? “Lo sport è di tutti e per tutti”.
L’agonismo certo è selettivo, ma lo sport nel suo insieme è e deve essere di tutti. Ognuno con i suoi limiti, con le sue aspettative e con il suo divertimento. Chi nuota, chi danza, chi solleva pesi e chi corre. Ma alla base la condizione comune qual’è? Possiamo dire che alla base di ogni sport c’è il movimento.
Muoversi infatti è l’atto principale di ogni sport, alla base del gesto tecnico e alle strategie che dobbiamo andare a compiere. Imparare a muoversi, a percepire la muscolatura da attivare con la volontà all’inizio ed in maniera automatica poi. Imparare la spazialità e la coordinazione. Tenere a mente il tempo e sotto controllo la respirazione. In principio tutto questo sembra uno sforzo, ma in nostro aiuto viene sempre la capacità d’adattamento.
Questa viene applicata in maniera inconscia dal nostro corpo e dalla nostra mente ogni qual volta veniamo esposti ad uno stimolo che conosciamo per accrescere ogni volta le proprie capacità. Questa fase è essenziale e deve essere stimolata periodicamente, con un programma chiaro, studiato e strutturato, ma soprattutto deve essere applicato con costanza.
Il nostro corpo reagisce organicamente a stimoli esogeni ed endogeni ogni volta con modificazioni funzionali e morfologiche.
Questo si chiama adattamento (o come detto sopra capacità d’adattamento)
Noi non ce ne accorgiamo poichè il tutto avviene lentamente, un poco alla volta, ma arriverà sempre quel momento nel quale ci rendiamo conto che, un movimento o un esercizio specifico che poco tempo prima ci risultava impossibile o difficile, ora è controllato, svolto in armonia e semplicità. Il passo successivo ancora sarà svolgere quel movimento in autonomia e senza un particolare impegno, anzi non penseremo più a tutti i piccoli passaggi che lo compongono. Sarà spontaneo ed automatico, quasi un riflesso incondizionato.
Questo concetto è alla base della differenza del “muoversi, prima di muoverlo”
Ovvero: non dovremmo essere capaci di muover un peso, (esterno e pesante, ben inteso) prima d’essere capaci di muovere liberamente noi stessi ed il nostro corpo. Questo perchè tutto ciò che compone un movimento articolato atto a muovere un peso esterno comporta una consapevolezza (di movimento per l’appunto) che dovrebbe essere già applicabile alla perfezione a corpo libero. Sarebbe impossibile far fare uno squat in sovraccarico con un bilanciere ad una persona che non è capace di sentire uno squat libero con solo il peso del proprio corpo. La stessa cosa potremmo dirla della panca piana e dei piegamenti a terra, e di tutti quegli esercizi che prevedono l’utilizzo di un bilanciere o una kettlebell. La consapevolezza della nostra capacità motoria alla base della nostra crescita.
Quando si parla di adattamento spesso si parla anche di volume, densità ed intensità. Ma cosa sono è perchè sono importati?
- Argomenti specifici che fungono da variante nell’esecuzione di un allenamento.
- Una definisce la quantità dell’allenamento svolto, in tempo e carichi utilizzati.
- Una definisce la qualità dell’allenamento ed in fine l’intensità, calcolata fra sforzo e recupero.
Insomma per renderla ancora più semplice si parla di cosa sposti, per quanto sei capace di spostarlo e come lo sposti. Sono formule, numeri che calcolano e determinano delle qualità necessarie per rendere efficiente, ottimale una programmazione. Ma anche qui, il tutto si può racchiudere nel semplice concetto d’essere consapevoli di ciò che si fa, consapevoli di cosa possiamo fare, per quanto tempo e con quanta intensità. Per paradossi possiamo dire che: per sapere che posso fare 10 squat con 100 chili sul bilanciere dovrò essere stato prima capace di farne 50 con 10 chili e prima ancora 10 con zero chili. Ed in teoria dovrei essere stato capace anche di farne 1 con 125 chili.
Ma come ci si arriva a questi calcoli? Come faccio a sapere cosa devo fare?
Alla base c’è un’esecuzione che non può essere lasciata al caso. Con un carico progressivo sulle spalle non potrò pensare a cosa muovere o come muoverlo.Dove deve andare il bacino, come stabilizzare il core, come tenere fermo il ginocchio o come posizionare meglio i piedi. Se fare un sollevamento in posizione Sumo o no, se arrivare al parallelo o finire in accosciata. Le variabili si calcolano prima e non durante.
Così come le correzioni si effettuano dopo.
Tutto questo è un modo esplicativo e semplice per concretizzare l’idea che spesso abbiamo in mente di movimento. I social media ci danno l’idea di poter rendere tutto facile, soprattutto quando si tratta di sport e movimento. Si può trovare di tutto, da strongman che sollevano quintali a bodybuilder con definizioni incredibili. Atleti che compiono gesti specifici alla perfezione e con naturalezza disarmante.
Vederlo è facile, farlo è spesso impossibile. Ma il talento di certo non è nulla senza la ripetizione e l’adattamento. Per un sedentario camminare per 5-6 chilometri è molto impegnativo, ma per un maratoneta è spesso un riscaldamento. Allora dov’é la misura che ci può dare la definizione d’un percorso adatto?
Potremmo dire in modo provocatorio che tutti gli sport sembrano uguali, ma sono tutti differenti.
Un campione olimpionico di lancio con il giavellotto arriverebbe ultimo ad una competizione amatoriale di sollevamento pesi ed uno strongman arriverebbe ultimo alla gara di paese di corsa trail o corsa campestre.
Il gesto tecnico ed atletico non si ferma alla supposizione che gli sport prevedono il moto ed il movimento è uguale per tutti. Va oltre nell’analisi del particolare.
Quindi prima di decidere nello specifico cosa vogliamo muovere è importante iniziare a capire come ci muoviamo noi, come e perchè si muove il nostro corpo, come reagisce a determinati stimoli.
Soprattutto se questi in fin dei conti ci piacciono o no. Se fanno per noi o no.
Il fitness per fortuna di tutti può rientrare nell’idea di sport, ma non è UNO SPORT. Questo lo rende adatto a tutti, complementare a tutti gli sport, prezioso per i principianti, necessario per gli agonisti. Imprescindibile per chi non ha percezione di se. Muoversi e muoverlo sono due facce della stessa medaglia. Muoversi e muoverlo sono concetti chiave della nostra consapevolezza sportiva e della nostra crescita.
Muoverlo è importante, muoversi è fondamentale.