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I movimenti di base

Muoversi, quando e per quanto tempo.

In questo articolo parleremo di un concetto alla base dello sport: “Il movimento” è ciò che accomuna ogni nostro pensiero nei confronti dello sport, infatti come si dice? “lo sport é movimento”. Analogamente nella parola “sport” racchiudiamo come in una grande “bolla” ognuna di quelle attività che facciamo con l’intento di migliorare il nostro fisico. Che sia praticato al chiuso, all’aperto, in palestra, in piscina, in un campetto sportivo, con un’attrezzatura specifica o utilizzando una semplice palla di qualsiasi forma e dimensione.
E se vi dicessero che in realtà non è propriamente la verità?
Per iniziare a fare un pò di chiarezza possiamo fare una breve ma efficace distinzione fra movimento (ovvero attività fisica) e sport. Le due cose nella realtà sono più distanti che mai.

Lo sport è movimento

Lo sport rappresenta l’aspetto competitivo di un elemento di attività motoria. Lo sport seleziona per definizione chi è capace e chi no. Prevede dei premi per i migliori. Lo sport prevede la specializzazione dei singoli movimenti.

Al contrario l’attività fisica (oggi comparabile per definizione con fitness o Wellness) non è specifica, non fa distinzioni, anzi. Il fitness è alla ricerca della salute e non della performance migliore in un singolo momento. Non è stressante e stimola le caratteristiche fisiche dell’uomo, sempre meno abituato a compiere movimenti semplici con altrettanta semplicità. Movimenti come correre, saltare, piegarsi, mantenere l’equilibrio e resistere ad uno sforzo prolungato nel tempo. Tutte componenti naturali del nostro essere che (purtroppo) abbiamo piano piano disimparato, ma che rimangono in ogni caso necessarie ad una corretta regolazione della nostra salute muscolare, scheletrica, ormonale, psicofisica, etc.

Queste non dovrebbero essere opinioni ma fatti alla base di una vita regolare per ognuno di noi. Dovrebbe esse una norma appunto supportata da comprovati dati scientifici, come quelli dell’OMS (ed i più svariati gruppi di ricerca nel mondo), ma nonostante dati a supporto ed evidenze scientifiche, ancora ci applichiamo troppo poco. O meglio ci attiviamo ed applichiamo troppo tardi, cioè quando è necessario, il che significa quando ormai è addirittura un medico ad imporlo.

Il nostro corpo si è adattato ad ogni tipo di lavoro e ad ogni tipo di sforzo. È una macchina perfetta che, se soggetta ad uno stimolo, applica una capacità d’adattamento incredibile. Questa capacità innata dell’uomo l’abbiamo già vista in questo articolo, ma esiste anche un’adattamento specifico che interviene su di un piano genetico, generazionale. Lo possiamo vedere infatti nelle civiltà proliferate nelle isole, dove gli uomini hanno sviluppato una specificità all’apnea del tutto naturale, generazione dopo generazione. Oppure nella civiltà kalenjing che ha una capacità aerobica geneticamente migliore degli altri, diventando convenzionalmente un gruppo di persone iperspecializzate nella corsa su lunga distanza. 
Ma se il corpo si adatta ad ogni stress in positivo, abbiamo visto che lo fa anche in negativo. Lo stile di vita dell’uomo occidentale medio è formulato attorno all’inattività.

Dal trasporto, all’alimentazione, il riposo ed il lavoro. È tutto improntato sulla staticità.
Questo ha fatto sì che, paradossalmente, i medici abbiano dovuto mettere dei paletti entro i quali stare: per definirsi persona in salute infatti bisogna che si faccia “almeno” un tot di attività al giorno, che dipende secondo le tabelle, dall’età, peso, malattie etc..
Possiamo quindi dire che, se esiste una società che stabilisce i criteri minimi entro i quali fare attività sportiva, significa che non lo facciamo abbastanza!

Educare al movimento come parte integrante della vita e della salute della stessa è sí un concetto che deve essere imparato da piccoli, ma portarlo anche nella vita di un adulto di “oggi” è altrettanto importante. Cambiare lo stile di vita, la prospettiva e le abitudini (sempre in senso positivo e nei giusti modi) può apportare dei considerevoli vantaggi sul piano personale del singolo ma anche della società dei molti. 
Il movimento introdotto nella vita di un adulto ne può migliorare la gestione dello stress fisico e mentale, può dare una nuova prospettiva della propria fisicità. Senza considerare i benefici in ordine di forza, elasticità, resistenza, regolazione di fattori organici quali ormonale o pressione.

Muoversi, ma come? Quando? Per quanto tempo?

È importante, se non fondamentale, iniziare a vedere il fitness (per semplificazione) come un insieme di pratiche che tutti possono fare nell’arco della loro vita. Le regole che stabiliscono i parlamentari entro il quale farlo è compito degli specialisti. Per quanto sia semplice ed intuitivo muoversi, il nostro corpo come ogni altra cosa, segue delle regole. Imparare a conoscere, rispettarle e sfruttarle a proprio favore non è solo questione di sensibilità e ragionevolezza, ma soprattutto di competenza acquisita.
Correre è uno dei tanti modi che le persone in un primo approccio allo sport applicano. È un movimento base, di facile regolazione, senza specifici parametri. Applicabile in ogni tipo di struttura o ambiente.

Ma un movimento così semplice come correre è davvero alla portata di tutti? Correre fa davvero bene a tutti? Nello stesso modo? Poterlo fare è sintomo di saperlo o doverlo fare?
Senza conoscere la fisiologia umana e senza essere una persona qualificata, si può scegliere in quale orario della giornata correre. Si può liberamente scegliere se in strada o al parco, certo.
Ma cosa più difficile è determinare con quale modalità, con quale velocità, per quanto tempo, con quale pendenza, con quale tipologia di scarpe.

Perchè tutte queste differenze?

Perchè potremmo avere un piede pronatore, una poca elasticità tendinea, potremmo aver bisogno di un maggior tempo per adattarci al movimento. O potremmo aver bisogno di uno specifico allenamento (metodo Fartlek per citare uno dei più famosi) per rendere efficace il nostro allenamento.

Allora per potermi muovere devo avere bisogno di un Personal Trainer?

La risposta a questa domanda è assolutamente NO.

Come abbiamo detto muoversi è prerogativa dell’essere umano (INSERIRE LINK AD ALTRO ARTICOLO) e farlo è dovere di tutti, liberamente.
Ma la differenza essenziale sta fra il “muoversi” e “muoversi correttamente”, o meglio, in maniera efficace ed efficiente. Lo stesso tempo dedicato al fitness se svolto sotto l’occhio di una persona qualificata migliorerà la nostra performance (in questo caso non nel senso agonistico). Non miglioreremo per qualcuno ma per noi stessi. Cambiare metodo di allenamento farà sì che magari eviteremo movimenti scorretti o ai quali non siamo fisicamente ancora pronti. Ottimizzeremo il tempo di allenamento e lo renderemo adatto al nostro obbiettivo. Che sia quello di dimagrire, tonificare, migliorare un problema specifico o semplicemente restare in forma.

La differenza dove sta? Nell’essere capaci di riconoscere quando è tempo di andare al parco a fare una corsetta con gli amici e quando, invece, è il momento di affidarsi ad un professionista del settore, capace di indirizzarci, di aiutarci con i nostri problemi o obbiettivi.

Per ogni obbiettivo che ci prefiggiamo esistono tanti percorsi, ma solo uno è quello che racchiude efficacia, efficienza e risultato.

I dati

Il ministero della salute riporta:
“In alcuni Paesi, i livelli di inattività possono arrivare fino al 70%, a causa del cambiamento dei modelli di trasporto, dell’aumento dell’uso della tecnologia”.

(Ndr) Questo ci deve far capire che in realtà è solo nelle ultime generazioni che l’uomo si è spinto al limite riguardo la propria salute. Fino a qualche decennio fa l’uomo viveva in un mondo privo di automatismi, tecnologia, urbanizzazione orizzontale e non verticale.

Dal “Global recommendations on Physical activity for Health”,
ovvero i livelli di attività fisica raccomandata per la salute, per gruppi di età:

  • bambini e ragazzi (5-17 anni): almeno 60 minuti al giorno di attività, includendo almeno 3 volte alla settimana esercizi […] che possono consistere in giochi di movimento o attività sportive.
  • adulti (18-64 anni): almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa
  • anziani (dai 65 anni in poi): le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l’avvertenza di svolgere anche attività orientate all’equilibrio per prevenire le cadute
  • chi fosse impossibilitato a seguire in pieno le raccomandazioni deve fare attività fisica almeno 3 volte alla settimana e adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni.
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